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Katerina Mathas stasera a Quarto Grado: “Sono innocente, non ho ucciso io mio figlio”

«Piuttosto mi faccio 30 anni, ma Rasero non deve farsi la sua vita, non deve vedere i suoi figli, perché lui mi ha tolto il mio. Se verrà assolto, non gli darò la possibilità di dimenticare quello che ha fatto: non me ne vado, deve sapere che sono qua, nella stessa città dove è lui, perché deve ricordare, non deve essere a posto con la sua coscienza. Alessandro non può diventare un fantasma del passato», dichiara Katerina Mathas nell’intervista esclusiva rilasciata all’inviata Videonews Ilaria Cavo, trasmessa integralmente questa sera a “Quarto Grado”, su Retequattro.

La madre sotto processo per abbandono di minore o omicidio volontario del figlio Alessandro – il bambino di otto mesi ucciso nella notte tra il 15 e il 16 marzo 2010, in un residence di Genova Nervi – si dichiara innocente e accusa dell’omicidio l’ex compagno Giovanni Antonio Rasero (assolto in Appello, l’8 febbraio 2012):

«Faccio il processo perché sono accusata e voglio rispondere. Non mi sembra corretto che lui sia stato assolto, in dubbio tra l’altro. Avrei voluto essere processata con lui e, ad oggi, lo vorrei anche se non ho ammazzato mio figlio. Spero di fare il processo prima che la Cassazione abbia la possibilità di assolverlo del tutto, affinché io abbia modo di levare tutti i dubbi. Perché tanto tempo per essere processata? Stanno aspettando di assolverlo definitivamente, per poi condannarmi per forza nonostante la sua assoluzione sia in dubbio?».

«Ho la coscienza a posto. Ho mille, un milione di colpe, perché mi sono drogata e perché ce l’ho portato, ma allo stesso tempo sento che vengono annullate, perché lui ha ammazzato mio figlio. Quello che ha fatto Rasero supera tutte le mie colpe»

Katerina Mathas prosegue ripercorrendo alcuni momenti di quella notte: «Quando sono rientrata, non ho toccato Alessandro, non potevo sapere se la tutina era bagnata. L’ho trovato come l’avevo lasciato. Perché avrei dovuto toccarlo, stuzzicarlo che magari si sarebbe svegliato? Io non ho visto quello che stava accadendo. Per me poteva essere successo quando non c’ero o dopo che sono andata a dormire». E spiega: «Quella mattina pensavo a mio figlio, non pensavo a Rasero. È vero, gli ho chiesto che cosa avesse fatto al bambino, però non potevo crederci. Avete idea di cosa vuol dire ritrovare il bambino così? Il giorno prima sta bene, lo vedi è tranquillo e felice e te lo ritrovi la mattina così? È assurdo, è fuori dal mondo. Quando sono arrivata in ospedale chiedevo ai medici che cosa fosse successo e se fosse una malattia infettiva».

Ilaria Cavo ricorda a Katerina che Rasero ha incolpato lei, dicendo di averla vista commettere il delitto. «Rasero ha descritto così perfettamente come è stato ucciso il bambino perché l’ha fatto lui», replica la donna, «Se ha il coraggio, viene da me e parliamo, ci confrontiamo. Io lo voglio vedere, non ho paura di lui. Se l’avessi davanti, gli direi tante cose e allo stesso tempo niente. Gli direi che mi fa ribrezzo. “Invece di pensare a mio figlio, perché non hai smesso di drogarti e non hai pensato ai tuoi?”. Ogni giorno mi chiedo perché ce l’avesse così con mio figlio, non riesco a capirlo».

«Io ho smesso di drogarmi, con tutto, coca, ecstasy. – prosegue Katerina Mathas – Prima andavo al cimitero tutti i giorni, ora ci vado ma non come prima. Preferisco avere tutte le sue cose, messe vicino al mio letto, dormire con il suo cuscino».

Infine, alla domanda della giornalista riguardo all’aggressività che segna le sue parole, Katerina replica: «La mia, più che aggressività, è rabbia… perché non è stata fatta giustizia. Siamo molto lontani dalla giustizia per mio figlio»

 

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